Una rivoluzione silenziosa: Yoga Trauma Informed come atto politico di resistenza

E come le neuroscienze supportano un approccio anticapitalista al benessere collettivo

Sono arrabbiata. E se lo sono io, c’è caso che lo possa essere anche tu.

Oggi sono a casa, costretta a cancellare le mie lezioni di yoga trauma informed a causa dell’influenza. Potresti chiederti: che problema c’è? Il problema esiste, invece, ed è talmente enorme che forse non lo riusciamo a vedere.

Le neuroscienze ci offrono una chiave di lettura illuminante sul perché lo yoga trauma informed ed accessibile come cura di sè sia così essenziale oggi.
Gli studi sullo stress — che di per sé è una risposta adattiva e fondamentale per la sopravvivenza — hanno rivelato un elemento cruciale: l’imprevedibilità. 

Se è vero che biologicamente è fondamentale per il nostro organismo rispondere ad uno stimolo attivando sia gli ormoni dello stress che il sistema nervoso, non è detto che poi ritornare ad una situazione di equilibrio (detta omeostasi) sia scontato.

Quando un mammifero non può anticipare cosa accadrà, i suoi livelli di stress rimangono costantemente elevati. Ormoni come cortisolo ed adrenalina rimangono in circolo. Il sistema nervoso rimane in uno stato di attivazione. Ti ricorda qualcosa…? Credi che questo possa fare bene?

Questo meccanismo trasforma una risposta naturale in una risposta controproducente e anche autodistruttiva. Non sorprende che dolori cronici e patologie emergano in una società che ha fatto della precarietà il suo mantra. Della paura del domani un imperativo.

In questo sistema economico e sociale, ci hanno addestrato a vivere in solitudine, in competizione con gli altri. E, se sei una donna, le probabilità di vivere ancora peggio aumentano. Se appartieni a una comunità marginalizzata, il peso diventa schiacciante. 

Ed è qui che lo yoga trauma informed diventa uno strumento di resistenza e guarigione collettiva, riportando il nostro sistema nervoso in uno stato di calma, offrendo uno spazio sicuro e una pratica prevedibile. Una pratica yoga in cui i nostri sistemi nervosi possono fiorire, insieme.

Ogni mattina ringrazio per il privilegio di avere un tetto sulla testa e alcune sicurezze basilari. Ma come madre di due figli e facilitatrice di yoga trauma informed, affronto quotidianamente l’incertezza. Se non lavoro, non guadagno. Eppure, devo poter offrire uno spazio di calma e regolazione alle altre persone, un luogo dove le persone possano sperimentare il benessere. Senza però potere dire di sperimentarlo io, in prima persona, nel mio quotidiano. 

Paradossale, no? E se io ad un certo punto mi spezzo? Sono problemi miei, perchè devo essere la prima a conoscere e applicare efficacemente i metodi per stare bene. Ma da sola, senza l’aiuto di nessuno.
E questo mi fa arrabbiare, perchè non credo che la società dovrebbe funzionare così.
Essere in contatto e in collaborazione con altre persone è un imperativo biologico per l’essere umano, possibilità che ci stanno progressivamente togliendo.
Vivere in città è lo scenario peggiore: significa esser circondati da persone, ma di base, incredibilmente soli.

CELEBRAZIONE DELLA CURA DI SÉ E DEL RIPOSO

Riposare, per me, non è solo una pausa: è una dichiarazione di resistenza contro l’imperativo della produttività perpetua.

Il sistema economico occidentale ha colonizzato le nostre menti attraverso l’ipnosi dei social media e si è impossessato dei nostri corpi, cercando costantemente di venderci soluzioni preconfezionate per il benessere. Per farci produrre di più e in maniera acritica. Ci carica della responsabilità di “stare bene” come individui, quando questa dovrebbe essere una responsabilità collettiva, sostenuta dalle istituzioni.

Oggi, la “cura di sé” viene mercificata in kit di bellezza da centinaia di euro e ritiri in resort di lusso — privilegi accessibili a pochi. Se non stai bene, con tutte queste “opportunità”, la colpa, inesorabilmente, ricade su di te.

La mindfulness mainstream ci invita a osservare tutto senza giudizio, a reprimere la rabbia. Uno spiritual bypassing costante, in nome del profitto di pochi. Ma il silenzio non è più accettabile. Le responsabilità sistemiche vanno denunciate a gran voce, prima che l’ideologia del “se vuoi, puoi” ci inghiotta completamente.

La pratica dello yoga trauma informed ci insegna che la guarigione è possibile solo attraverso la connessione con gli altri e il supporto reciproco. I nostri sistemi nervosi fioriscono e sopravvivono attraverso la co-regolazione. Non nell’isolamento della società contemporanea.

Per questo ti invito a unirti a me nella creazione di spazi collettivi di cura, dove lo yoga diventa strumento di liberazione e resistenza. Come afferma Pooja Lakshmin, la “vera cura di sé non è un prodotto da acquistare”, ma una pratica attiva, un verbo in movimento.

Unisciti a questa nuova forma di attivismo: redistribuire il benessere, riappropriarci degli spazi, curarci insieme come atto politico attraverso lo yoga trauma informed.

Per tuttə le identità, tutti i corpi, tutte le età.

Yoga is for everyBody.

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